Indici di solidità patrimoniale

Gli indici di solidità patrimoniale includono il margine di struttura, l'indice di copertura delle immobilizzazioni, l'indice di autonomia finanziaria e il rapporto di indebitamento.

Ne esistono diversi. Gli istituti di credito valutano, studiano ed utilizzano in modo specifico tali indici in base alle caratteristiche dell'attività svolta.


Bisogna tener conto di alcuni parametri fondamentali. All'interno del proprio check-up finanziario, un'impresa deve valutare alcuni indici quantitativi riferiti a:

  • copertura: ovvero il grado di autonomia finanziaria. Valuta l’adeguatezza delle attività finanziarie rispetto a eventi imprevisti e rischi di una certa entità;
  • liquidità: che indica la capacità di far fronte a spese impreviste;
  • solvibilità: che valuta il grado di utilizzo efficiente del finanziamento, il livello di esposizione ai rischi legati al rimborso dei debiti in caso di eventi imprevisti;
  • liquidabilità patrimoniale: che indica il grado di utilizzo immediato delle risorse, la capacità finanziaria di rispondere velocemente ad eventuali difficoltà che richiedono l'uso immediato di risorse;
  • gestione della situazione debitoria: ovvero l’adeguatezza dei redditi nel coprire il rimborso dei debiti complessivi.

Questi sono solo alcuni esempi dei tanti indici di solidità patrimoniale.
Scopriamo quelli più significativi.

Indici di solidità patrimoniale: autocopertura delle immobilizzazioni

Le immobilizzazioni di un'impresa possono essere tecniche, finanziarie o immateriali. L'indice di autocopertura delle immobilizzazioni rivela il grado di sostenibilità finanziaria.
Per calcolarlo, bisogna inserire al numeratore le fonti interne di finanziamento ed al denominatore il valore delle varie attività immobilizzate.

In genere, si afferma che quando i mezzi propri non coprono neanche un terzo del valore delle immobilizzazioni, le condizioni finanziarie di una società sono piuttosto critiche.
Una solidità patrimoniale sufficiente deve avere un rapporto tra un terzo e i due terzi.
Una solidità patrimoniale robusta registra un rapporto al di sopra dei due terzi.
In certi settori, un indice di solidità patrimoniale basso potrebbe, però, segnalare qualcos'altro: investimenti onerosi e frequenti, ad esempio.

In questo caso, bisogna verificare con quali coperture si ricorre agli investimenti, in che modo vengono finanziate le immobilizzazioni esaminando il rapporto tra le diverse fonti (mezzi propri e ricorso all’indebitamento).

Il grado di copertura si calcola ponendo al numeratore i mezzi propri e al denominatore il ricorso all'indebitamento. Se il rapporto supera l'unità vuol dire che le coperture interne sono maggiori di quelle esterne. Il rapporto inferiore all'unità indica l'esatto contrario. Quando il rapporto è pari a 1, si equivalgono.

Debt equity: il rapporto di indebitamento

Tra gli indici di solidità patrimoniale più utilizzati, troviamo il Debt equity che determina la condizione finanziaria di un'impresa. E' il rapporto tra indebitamento finanziario netto e patrimonio netto.
Come detto in precedenza, valori superiori a 1 indicano generalmente situazioni critiche. Bisogna, però considerare il tipo di attività svolta dall'azienda. Alcuni settori, per loro stessa natura, richiedono un grado di indebitamento superiore a quello riscontrato in altri campi.

Al contrario, alcune società possono registrare un rapporto con valori negativi. Ciò significa che il valore dei crediti supera quello dei debiti ma non è detto che sia questa la condizione ottimale. Talvolta, una situazione del genere indica l'eccessiva tendenza a non accendere debiti utilizzando mezzi propri fino a bloccarne una quantità esagerata.

Non bisogna mai allontanarsi dal concetto che le aziende, di solito, sono in deficit in quanto necessitano costantemente di liquidità da impiegare per produrre utili.
Il Debt Equity presenta due vantaggi: la sua semplicità di calcolo e l'indubbia affidabilità.

Indici di solidità patrimoniale utilizzati dalle banche

Uno degli indici di solidità patrimoniale più utilizzati nel settore bancario è il CET1 ratio (Common Equity Tier 1 ratio). Questo indice risulta dal rapporto tra capitale ordinario versato ed attività ponderate per il rischio.
In Italia, come del resto nell'Unione Europea, una banca solida deve registrare un CET1 ratio non inferiore all’8%. Ciò significa che un istituto di credito, di solito, dovrebbe possedere capitale versato per non meno dell’8% delle attività ponderate per i rischi ('pesate' per comprendere la probabilità di insolvenza).
In base a questo indicatore, di regola, i prestiti bancari non dovrebbero mai superare di 12,5 volte il capitale proprio.

In realtà, oggi, in ambito europeo, una banca davvero solida registra un CET1 ratio non inferiore all’11-12%: banche particolarmente solide arrivano addirittura al 20%. Il Tier1 è costituito dal CET1 e dalle azioni di risparmio.

Il Tcr (Total capital ratio) misura, invece, il rapporto tra patrimonio totale e attività ponderate per il rischio. Tier1 e Tcr rappresentano indicatori più ampi, meno restrittivi rispetto al CET1.

Indici di solidità patrimoniale sofisticati: lo Zeta Score

Oltre agli indici di solidità patrimoniale che misurano la solvibilità di un'impresa, negli ultimi anni vengono utilizzati anche indicatori che anticipano lo stato di insolvenza.

Tra questi, troviamo lo Zeta Score che ha dimostrato più volte la sua affidabilità.
Lo Zeta Score consente di individuare la probabilità di una crisi in netto anticipo: viene, perciò, definito il capostipite dei modelli per la previsione dell’insolvenza.

E' un indice sviluppato per studiare le società quotate in Borsa ma, in seguito, è stato rielaborato per essere utilizzato dalle piccole/medie imprese.
Il modello è basato su un rapporto lineare nel quale vengono misurate 5 variabili. Variabili misurate, ponderate e sommate per formare un punteggio complessivo.

Ad ognuno di questi indici viene attribuito un peso diverso finché non si arriverà ad un unico valore numerico che sintetizzerà la condizione di equilibrio finanziario dell'impresa.

La formula dello Zeta Score è la seguente:

Z= 1.2 *X1 + 1.4 * X2 + 3.3 * X3 + 0.6 * X4 + 0.99 * X5

Il risultato finale ottenuto da questo calcolo dovrà essere confrontato con il seguente schema:

  1. Z>3 buon livello di equilibrio finanziario;
  2. 3>Z>1,8 zona d’ombra, evoluzione futura da monitorare;
  3. Z<1,8 disequilibrio finanziario che comporta la necessità di interventi urgenti.


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