Net Stable Funding Ratio (NSFR)
A seguito del crollo nel mercato americano dei mutui subprime, la crisi finanziaria scoppiata nel 2007 dei sistemi bancari ha evidenziato l'importanza di una corretta gestione della liquidità da parte degli intermediari finanziari.
Nella storica crisi del 2007, gli istituti di credito non si dimostrarono pronti a fronteggiare imminenti obbligazioni nonostante ratio patrimoniali sufficienti.
Si rivelò necessario gettare le basi per assicurare un sistema finanziario mondiale più stabile e resistente in termini di liquidità delle banche nell'eventualità di nuove crisi.
Nel 2008, il Comitato di Basilea pubblicò, come schema per la regolamentazione dei principi di liquidità, il documento “Principles for Sound Liquidity Risk Management and Supervision (“Sound Principles”)”.
Con questo documento sono stati sviluppati due nuovi standard minimi di liquidità:
- Liquidity Coverage Ratio (LCR);
- Net Stable Funding Ratio (NSFR).
Scopriamo cosa sono, come si calcolano, quali sono gli aspetti critici.
Liquidity Coverage Ratio (LCR) e Net Stable Funding Ratio (NSFR): i due standard di liquidità
Il Liquidity Coverage Ratio (LCR), introdotto nel 2015, ha la funzione di assicurare ad un istituto di credito asset liquidi in grado di far fronte a scadenze nell'arco di un mese. Viene, perciò, definito lo ‘standard di liquidità di breve periodo ed è stato più volte rivisto e affinato.
È stato adottato con una soglia minima richiesta del 60%, innalzata ogni anno del 10% fino a raggiungere il 100% nel gennaio 2019.
Il numeratore dell’LCR è costituito da poste altamente liquidabili, rapidamente convertibili in cash (moneta legale, riserve, titoli di Stato, titoli garantiti).
Il denominatore è la differenza tra uscite di cassa attese ed entrate di cassa attese.
In tal caso, gli scenari di stress ipotizzati dal regolatore sono:
- notevole declassamento del rating della banca;
- ritiro dei depositi e difficoltà di raccolta;
- chiusura del mercato interbancario;
- aumento della volatilità dei mercati;
- necessità di reperire nuove fonti di finanziamento.
L'indicatore Net Stable Funding Ratio (NSFR), introdotto in seguito ed entrato in vigore nel 2018, è ‘l'orizzonte temporale annuale’. Le sue caratteristiche sono ancora oggetto di analisi, critiche e dubbi.
Il numeratore dell’NSFR è costituito da risorse finanziarie disponibili (capitale, azioni privilegiate, depositi stabili, passività di lungo termine).
Il denominatore comprende cassa, titoli liquidi e azioni quotate.
Per il Net Stable Funding Ratio gli scenari di stress ipotizzati dal regolatore sono:
- degradazione della solvibilità e della profittabilità;
- riduzione del rating;
- perdita di affidabilità e danno di reputazione.
LCR e NSFR a confronto
Il Liquidity Coverage Ratio (LCR), che si rifà all'indice di copertura della liquidità, ha l'obiettivo di garantire sia una liquidità vera e propria sia asset altamente liquidi al fine di evitare grosse perdite e nuove crisi nel settore bancario.
Il totale complessivo di questi asset non deve essere inferiore al 100% dei deflussi netti attesi nel periodo considerato, calcolati al netto degli afflussi. L'ammontare netto massimo è stato fissato al 75% dei deflussi di cassa previsti. Il calcolo non si ferma a questa semplice operazione.
È necessario calcolare i deflussi attesi considerando anche l'eventualità di un bank run (la corsa agli sportelli da parte dei risparmiatori per prelevare i loro depositi in tempi di crisi).
Di conseguenza, il totale dei deflussi di cassa attesi deve essere moltiplicato per una percentuale di prelievo abbastanza elevata. Tutto questo per preventivare le reali tensioni che una banca potrebbe trovarsi ad affrontare in termini di liquidità a breve termine.
A differenza dell'LCR, l'indicatore Net Stable Funding Ratio determina la capacità di una banca di resistere ad un'ipotetica crisi di liquidità considerando tempi più lunghi: nell'arco di 12 mesi, non di un mese.
Verifica che le attività nel prossimo anno siano finanziate da risorse stabili di uguale volume.
Net Stable Funding Ratio (NSFR): come si calcola?
L'NSFR viene calcolato considerando il rapporto tra l'ammontare di provvista stabile disponibile e quello di provvista stabile obbligatoria. La provvista stabile disponibile comprende l'insieme dei capitali a rischio e dei debiti contratti. Queste due voci sono ritenute fonti affidabili cui la banca può attingere in fase di stress prolungato
Tale provvista include:
- capitale;
- azioni privilegiate con scadenza da un anno in su;
- passività con scadenza da un anno in su;
- depositi a vista per il funding non a breve termine;
- quota di funding wholesale a lungo termine.
La provvista stabile obbligatoria deve riferirsi all'ammontare richiesto alla banca dal regolatore.
Viene calcolata in base a vari fattori: attività detenute, esposizioni fuori bilancio, attività meno liquidità (azioni, obbligazioni, immobili, prestiti, partecipazioni, operazioni fuori bilancio).
I diversi valori contabili sono soggetti ad un taglio nominale, a discrezione del Comitato di Basilea, in base alla relativa voce di bilancio.
Il rapporto NSFR deve superare il 100%.
NSFR: criticità
Guidare le banche verso un sistema finanziario più stabile, resistente e al riparo da eventuali crisi è il minimo che si possa fare.
E' anche vero, però, che l'indicatore Net Stable Funding Ratio è soggetto a diverse critiche.
La banca trae profitto da investimenti a medio/lungo termine a fronte di una raccolta a breve termine (a tasso contenuto). Introducendo tanto il Liquidity Coverage Ratio (LCR) quanto il Net Stable Funding Ratio (NSFR) tale meccanismo viene alterato.
Per loro natura, i due standard di liquidità spingono le banche a concentrarsi su attività meno rischiose. Le spingono a prestare denaro con scadenze non tanto differenti da quelle dei prestiti ricevuti, riducendo così il margine di guadagno.
Oltretutto, l'NSFR pare improntato considerando scenari di panico, prevedendo il grado di rischio di un investimento in caso di shock senza, peraltro, essere in grado di anticipare l'effettivo andamento di mercato in fase negativa.
L'attuazione di questo indicatore potrebbe portare a distorsioni con un impatto negativo sul ruolo tradizionale svolto dalla banche riguardo alla trasformazione delle scadenze.
In sostanza, questo strumento non è in grado di cogliere con certezza il tasso di prelievo da conti correnti e deposito in caso di crisi né di prevedere il comportamento di azionisti e obbligazionisti.
L'indicatore introdotto per ridurre i rischi in caso di crisi, in realtà, genera nuovi rischi come:
- la tendenza da parte delle banche a segmentare i mercati degli asset, con titoli meno liquidi a rendimenti molto elevati;
- la possibilità che gli istituti di credito puntino, per i loro investimenti, a classi di asset con meno vincoli ma non idonei alle esigenze di liquidità.
Quali voci di bilancio devono essere considerate stabili o instabili?
L'NSFR andrebbe calibrato? La problematica resta aperta.