Il COVID-19 purtroppo sta avendo un impatto molto importante e negativo sulla carriera di migliaia di donne. Secondo una recente ricerca di LinkedIn, il social network per eccellenza nel mondo del lavoro, il 2020 ha portato un vero e proprio rallentamento nella carriera lavorativa per molte donne.
Lo studio di LinkedIn, che si è basato su un’indagine che ha visto coinvolte oltre 20.000 professioniste in tutto il mondo, è stato presentato in occasione della Giornata Internazionale della Donna 2021. Leggendo i dati presenti in questa indagine, si rivela che in quasi il 50% delle intervistate, la carriera lavorativa ha avuto un rallentamento o è stata messa in attesa a causa della pandemia globale.
Due donne su cinque hanno dovuto lasciare - o hanno preso in considerazione l’idea di lasciare - il propri lavoro durante l’attuale pandemia. Inoltre, oltre un quarto delle intervistate afferma che il proprio datore di lavoro non ha offerto loro nessuna tipologia di supporto nel corso di questa situazione così problematica. Inoltre, sulla base dei dati raccolti da LinkedIn, in media le donne a livello globale hanno fatto l’11% di domande in meno per un posto di lavoro rispetto agli uomini l’anno scorso.
Dai dati presenti nella ricerca, si evince che quasi la metà delle donne in Italia e nel Regno Unito credono che la loro carriera è stata rallentata o messa in attesa a causa della pandemia, rispetto al 34% della Francia e al 38% della Germania. Inoltre, il 44% delle donne a livello globale afferma di aver assunto più responsabilità domestiche rispetto al partner durante il periodo della pandemia.
Questa affermazione, è ancora più rappresentativa nelle donne che si trovano in Brasile e in India. Nazioni dove le donne hanno assunto una responsabilità di assistenza non solo per i propri figli, ma anche per i genitori anziani o con Alzheimer e membri della famiglia più vulnerabili.
La crescente pressione sulle donne nel mondo del lavoro e nelle abitazioni, sta facendo riconsiderare a molte donne le loro opzioni nel mondo del lavoro. Nei dati emersi durante la ricerca, si è rivelato che le donne indiane (il 66%), americane (43%) e britanniche (41%) sono le più propense a lasciare o a considerare di lasciare il proprio posto di lavoro. Questo, in modo temporaneo o permanente. Nel Regno Unito, lo stress (il 57%), troppe responsabilità a casa o nel mondo del lavoro (33%), e la mancanza di assistenza all’infanzia (14%) sono stati i motivi principali di questa decisione.
In base ai dati presenti nelle ricerca di LinkedIn, in media le donne in tutto il mondo hanno fatto meno domande (l’11% circa) per i posti di lavoro rispetto agli uomini lo scorso anno. Le nazioni che hanno visto il più grande divario tra donne e uomini nel candidarsi a ruoli di lavoro sono stati gli Stati Uniti d’America (il 16%), il Messico (per il 15%), la Germania (per il 13%), l’Australia e la Francia (per l’11%). Nel Regno Unito, le donne hanno fatto domanda per il 4% in meno di posti di lavoro rispetto agli uomini.
In molte nazioni in tutto il mondo, sono molte le donne che si dicono sentirsi poco protette dalle azioni dei propri datori di lavoro. Più della metà delle donne in Giappone affermano che il proprio datore di lavoro non ha fornito loro nessun supporto durante i mesi di pandemia. Nel Regno Unito è andato meglio rispetto ad altri paesi europei, con quasi un terzo (circa il 30%) delle donne intervistate che concordano sul fatto che il loro datore di lavoro ha fornito assistenza monetaria e un adeguato supporto per la loro salute mentale. Un altro 35% afferma che è stato offerto loro un lavoro flessibile che ha permesso di lavorare in condizioni di lavoro ottimali.
Le aziende che vogliono contribuire a migliorare l’uguaglianza di genere sul posto di lavoro, possono avviare una serie di azioni. Tra le più importati si possono citare:
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