Tutte le informazioni sul licenziamento per giusta causa. Cosa si intende, quanti stipendi arretratiti spettano, come licenziarsi e se spetta la disoccupazione.
Il licenziamento per giusta causa avviene quando s'interrompe il rapporto di lavoro di un dipendente, per via di gravi inadempienze o trasgressioni, in maniera unilaterale.
Il licenziamento avviene in tronco e senza preavviso, ha quindi un decorso immediato.
Questa tipologia di licenziamento è la forma estrema di un licenziamento disciplinare, e viene applicato nei casi in cui sia presente una grave violazione del contratto di lavoro stipulato, tanto da compromettere in maniera definitiva il rapporto di fiducia tra le due parti.
Nel caso in cui la violazione non sia così grave, si può parlare di licenziamento disciplinare per giustificato motivo soggettivo.
In questo caso va dato un preavviso e il dipendente matura il diritto al compenso.
Previo il versamento dell’indennità di preavviso il datore di lavoro può rinunciare al preavviso.
A volte non è semplice stabilire se la motivazione per un licenziamento sia per giusta causa, o, più semplicemente, sia dovuto a un motivo soggettivo.
In queste situazioni si tengono in considerazione i casi in cui sia presente una violazione di una legge italiana, un'inosservanza al Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (conosciuto anche con la sigla CCNL), una trasgressione alle regole del vivere civile o, più di consueto, un danno agli interessi dell’azienda.
Vediamo, con degli esempi, alcune tra le motivazioni più comuni che possono portare a un licenziamento per giusta causa di un lavoratore:
Al lavoratore interessato da un licenziamento per giusta causa spetta un assegno di disoccupazione per un periodo pari alla metà delle settimane di contribuzione negli ultimi quattro anni.
Come in ogni caso di licenziamento disciplinare, la responsabilità che viene attribuita al lavoratore deve essere ratificata tramite un apposito procedimento.
Questa comunicazione dev'essere fatta obbligatoriamente in forma scritta, e deve riportare con chiarezza, preferibilmente con delle prove, la sussistenza della giusta causa.
Dalla ricezione delle stessa il lavoratore ha un periodo di sessanta giorni in cui può impugnare il licenziamento, se ritiene che sia illegittimo, e dimostrare il carattere discriminatorio del licenziamento.
Se fino a questo momento abbiamo parlato del licenziamento del lavoratore da parte del datore di lavoro, anche se capita meno di frequente, è possibile anche l'opposto, ovvero un lavoratore può decidere di licenziarsi per giusta causa dal proprio lavoro.
Anche in questo caso, per esserci la giusta causa, bisogna trovarsi di fronte a una grave inadempienza.
Alcune delle motivazioni che di solito portano a una dimissione per giusta causa possono essere:
Per licenziarsi per giusta causa non sarà necessario scrivere una lettera di licenziamento, ma sarà sufficiente scaricare l'apposito modulo telematico,
che è disponibile sul sito cliclavoro ( www.cliclavoro.gov.it ) e compilarlo.
Ovviamente si dovrà specificare che si tratta di dimissioni per giusta causa.
Il rapporto di lavoro termina immediatamente, ma, in caso di chiarimento con il proprio datore di lavoro, le dimissioni possono essere revocate entro sette giorni.
Il dipendente che sceglie di terminare il proprio rapporto lavorativo con questa modalità ha dei vantaggi:
Co-fondatore di denaro.it e appassionato di musica, libri e anime. Vede il progetto come una possibilità di cimentarsi in qualcosa di diverso da quello fatto fino ad oggi per capire meglio il mondo e la società contemporanea.